TWIN: LA DIMENSIONE UMANA DELLO SPAZIO D’ACCOGLIENZA

Mar 8, 2021 | Ricerca

Le dimensioni del modulo abitativo si fondano sulle caratteristiche dei piccoli bivacchi di alta montagna, capaci di riassumere in uno spazio minimo la dimensione intima dell’abitare e la dimensione comunitaria dello stare insieme. La montagna ha da sempre la capacità di unire i viaggiatori e allo stesso tempo di far riscoprire la propria sfera personale nel rapporto con quel paesaggio straordinario. Nei bivacchi lo spazio è per necessità ridotto al minimo, calibrato sulle misure dell’uomo, dei suoi gesti e dei suoi bisogni. Uno studio attento dello spazio sia in pianta sia in sezione, pensando alle altezze e alle distanze determinate dai movimenti e non dagli standard delle abitazioni. Uno spazio in cui ogni azione trova il suo posto.

La ricerca sulla dimensione minima dell’habitat domestico ha tuttavia anche una storia di lungo periodo, che ha visto numerosi sviluppi pratici tra gli anni Settanta-Ottanta in tutto il mondo. In particolare, le ricerche basate sull’ergonomia si interrogavano sulla ripetizione modulare di prodotti in serie. In quegli anni il design era una fucina di idee e sperimentazioni in perfetta sinergia con le allora emergenti aziende produttrici di mobili e arredi. L’ingegnerizzazione di spazi e oggetti per la produzione in serie era una componente fondamentale delle riflessioni dei designer: moduli standardizzati basati su precisi sistemi produttivi, replicabili e assemblabili.

A differenza delle ricerche sulle componenti di arredo modulari e delle cellule abitative di quegli anni, il modulo abitativo TWIN si basa sull’utilizzo di tecniche costruttive a bassa tecnologia che prevedono l’impiego di legno. Da questo punto di vista, anche le costruzioni in legno hanno sviluppato un avanzamento tecnologico che si traduce in un ampliamento delle possibilità e dei sistemi di assemblaggio. Utilizzando un sistema basato sul legno è possibile costruire il modulo nelle falegnamerie locali o nei laboratori artigianali delle case di detenzione, iniziando fin dalla sua realizzazione un processo di inclusione delle persone fragili.

La riflessione sulla dimensione minima è inoltre un’opportunità per introdurre nel modulo di accoglienza aspetti legati al gioco e agli usi inaspettati degli spazi, senza appiattirsi solo sulla dimensione funzionale. Nel modulo di accoglienza, al posto di semplici scalette trovano spazio amache di rete elastica e griglie di corda su cui potersi arrampicare.

La dimensione minima del modulo è quindi un’occasione per riscoprire la propria dimensione intima, e questo piccolo riparo si offre ad un uso plurale e a volte informale degli spazi.