IL COLLAUDO DELLA CAPANNA

Ago 10, 2021 | I passi di TWIN, Ricerca

La notte del 31 luglio, subito dopo l’inaugurazione della Capanna TWIN n. 1, abbiamo chiesto a due collaudatori – Lorenzo Cardilli (TWIN) e Roberto Batisti – di dormire nella struttura. Ecco il resoconto della loro esperienza.

Decidiamo di collaudare la Capanna TWIN alla fine di un viaggio on the road, che ci ha portato dalle alture della Val Maira – gioiello delle montagne occitane, a nord ovest di Cuneo – fino al passo della Cisa, attraversando una buona porzione di costa ligure. Abbiamo trascorso gli ultimi giorni tra escursioni e visite a centri e monumenti, preferendo percorsi poco battuti, paesaggi appartati e incantevoli, cittadine – come Alba o Saluzzo – collocate fuori dalle rotte maggiori ma piene di tesori e ricchissime di storia.

Dopo aver partecipato all’inaugurazione della Capanna, svoltasi in mattinata, accettiamo la sfida: il collaudo della nuova struttura ci sembra il modo migliore per concludere il viaggio.

La Capanna sta sul passo della Cisa, a pochi metri dalla statale ma già sulla soglia che divide il piccolo borgo dai boschi circostanti. Saliamo sulla strada sterrata che è già parte del Sentiero Italia e della Via Francigena ed entriamo nella Capanna, che ci accoglie con il profumo di legno nuovo e l’atmosfera raccolta, da piccola casetta. Lo spazio è curato, essenziale, ci sono piccoli dettagli che rendono tutto più ospitale ed elegante, come i quadretti con le informazioni sulla costruzione e sullo spirito del progetto, le amache sulla sommità, le luci usb magnetiche e rimovibili, che ci aiuteranno a vedere quando calerà il buio. Ci piace molto il tavolo, che permette di organizzarci e pianificare le prossime ore. Il bagno, piccolo ma confortevole, è una comodità solitamente assente nei bivacchi di montagna; indispensabile, però, nella capanna che si vuole un ‘bivacco di borgo’, una struttura che porta l’essenzialità dell’alta montagna ai confini di un piccolo centro, in cui sui incrociano due grandi cammini lenti di rilevanza italiana ed europea.

Prendiamo confidenza con la struttura e facciamo i letti, grazie alle trapunte e alle lenzuola fornite dal gentile e energico signor Marino, entusiasta che due volontari collaudino la capanna. Nel frattempo, diverse persone si avvicinano per chiedere informazioni, attratte dalla novità e dall’originalità della struttura. È la prima volta che passano, oppure hanno assistito al montaggio negli ultimi giorni ed ora sono curiose del risultato. Nel pomeriggio decidiamo di esplorare un tratto di Sentiero Italia, uscendo dalla capanna e salendo sulla strada sterrata, che in breve si assottiglia lasciandosi indietro le ultime case della Cisa.

Il sentiero sale inoltrandosi in un pascolo, per poi raggiungere un ventoso crinale, che porta a una serie di alture da cui è possibile ammirare le vallate e rilievi dell’appennino Tosco-Emiliano. Tornati dal giro è quasi l’imbrunire, chiudiamo la Capanna e scendiamo a cenare a Berceto. Risaliti dalla cena, la struttura ci aspetta immersa nel buio. Utilizziamo le luci in dotazione per illuminare l’interno, indugiando ancora un po’ attorno al tavolo prima di coricarci.

I letti sono comodi e l’atmosfera molto accogliente. Verso le tre scoppia un temporale e inizia a piovere picchiando forte sul soffitto, che ci protegge. È sempre piacevole sentirsi al riparo in una casa o in un rifugio di montagna, quando all’esterno infuriano gli elementi. Il legno isola bene e la temperatura è buona: non fa né freddo né caldo. Ci svegliamo poco dopo l’alba: piove ancora e la capanna non è stata portata via dall’uragano, come nel Mago di Oz. Facciamo una veloce colazione presso il bar del Passo e poco dopo partiamo per la vicina Parma, ultimissima tappa del nostro viaggio, lasciando le chiavi nell’apposita cassettina montata all’esterno.

Anche col brutto tempo la capanna non smette di attrarre passanti e curiosi. Merito del suo disegno originale – è infatti esteticamente apprezzabile – e del messaggio di solidarietà che la anima. Dopo la prima notte di collaudo possiamo dire che lo spirito di TWIN è realizzato: offrire ospitalità “solidale” a chi voglia pernottare alla Cisa, e insieme arricchire il paesaggio, collocandosi a mezza via tra gli insediamenti umani e la natura.