I VOLTI DELLA FRAGILITÀ

Apr 6, 2021 | Best practice, Ricerca, Storie

La fragilità con cui il progetto TWIN vuole misurarsi non è solo quella territoriale, legata ai processi economici e demografici che hanno fatto cadere le montagne di mezzo in una crisi profonda. C’è anche la fragilità umana, che in queste aree sconta difficoltà ancora maggiori nel trovare risposte strutturali integrate con le politiche attive del lavoro. 

Il progetto TWIN vuole offrirsi come opportunità per tre diversi profili di fragilità umana: fragilità per struttura, fragilità per contingenza e fragilità per trascorsi personali. Appartengono al primo profilo le persone portatrici di forme di disabilità, che possono coinvolgere la sfera motoria, quella cognitiva o entrambe. Al secondo profilo appartengono, invece, tutte quelle persone che hanno perso la propria occupazione e non riescono a reinserirsi nel mercato del lavoro, complice l’età avanzata e le difficoltà strutturali del sistema economico in cui vivono. Al terzo profilo appartengono, infine, quelle persone che hanno alle spalle storie di vita problematiche in quanto vittime o autori di atti illeciti: donne vittime di violenze, ex detenuti, persone cadute nel circolo vizioso di forme di dipendenza… A tutte queste persone TWIN vuole offrire un’opportunità di inclusione sociale in un settore in espansione – quello del turismo lento –  praticato per lo più da persone sensibili e aperte al confronto con la diversità. Un settore del turismo in cui l’inclusione sociale potrebbe diventare strutturale nell’erogazione di servizi al viaggiatore, fattore che tra gli altri contribuirebbe ad arricchire ulteriormente l’esperienza del viaggio lento. 

Nella prospettiva di TWIN, il lavoro è inteso nel suo aspetto motivazionale, come creatività dell’essere umano, allenamento alla messa in azione, scoperta delle proprie abilità, processo di adattabilità alla realtà sociale. Questo rende necessario individuare e sperimentare percorsi formativi e di inserimento lavorativo che corrispondano ai bisogni della persona, trovando le modalità migliori attraverso le quali integrare l’avviamento al lavoro nel percorso di accompagnamento verso l’autonomia. Per raggiungere questo obiettivo occorre che una pluralità di soggetti, con ruoli e competenze diverse e complementari, lavorino in sinergia per dare vita a progetti e processi inclusivi ritagliati specificamente sui profili fragili cui si vuole offrire un’opportunità. 

Diverse sono le esperienze operative che possono essere di esempio. La loro caratteristica principale è proprio la cooperazione che si viene a creare tra tutti i soggetti coinvolti nell’inserimento lavorativo delle persone fragili. L’integrazione lavorativa di persone svantaggiate deve necessariamente essere accompagnata da una metodologia di intervento mirata che favorisca l’incontro tra contesto lavorativo e persona con svantaggio, integrandola nuovamente nel nuovo ambiente. Tra i fattori di successo di queste esperienze ricorrono accordi territoriali stabili di collaborazione con istituzioni, con educatori, con agenzie di formazione, con cooperative sociali e con figure professionali dedicate all’inserimento lavorativo delle persone fragili, oltre alla presenza di strumenti di progettazione, gestione e valutazione dei percorsi virtuosi. 

I benefici per le persone fragili che scaturiscono dalle politiche attive del lavoro sono ampiamente riconosciuti e condivisi: le persone che hanno la fortuna di beneficiare di progetti di inclusione sociale riescono a compiere importanti passi verso la propria autonomia, o a reinserirsi nella società, e questo avvantaggia l’intera comunità locale. Simili misure non dovrebbero essere occasionali ma strutturali, e il turismo lento può essere un buon campo di sperimentazione per compiere alcuni passi importanti in questa direzione. Ne è dimostrazione il progetto “Esperienze in rifugio”, portato avanti dal gruppo di lavoro “Una montagna per tutti” attivato presso la Società Alpinisti Tridentini (SAT, la più grande sezione di CAI), che in provincia di Trento organizza e supporta tirocini all’interno dei rifugi per persone con disagio psichico. Sara Foradori, educatrice professionale, ci regala un’importante video-testimonianza di un progetto solidale rivolto a persone fragili e declinato all’interno di servizi al turismo lento.