FRAGILITÀ E SPOPOLAMENTO

Feb 2, 2021 | Ricerca, Territorio

Le fragilità con cui il progetto TWIN vuole costruire un gemellaggio virtuoso non coinvolgono solo la sfera individuale di persone affette da disabilità o disagio sociale, ma riguardano anche problematiche di carattere strutturale di un territorio che da decenni è entrato in crisi e si sta svuotando della popolazione che un tempo lo abitava, lo presidiava e lo curava, vivendo delle economie che le risorse locali erano capaci di alimentare in un rapporto di reciprocità tra montagna e pianura, tra piccoli centri e grandi città.

Se si osserva la storia recente di questo territorio, emerge che negli ultimi 10 anni 28 dei 29 comuni appenninici che fanno parte dell’area studio TWIN hanno perso popolazione. Solo Castenovo ne’ Monti, unico comune appartenente alla provincia di Reggio Emilia con più di 10.000 abitanti, registra una variazione positiva che consiste di fatto in una condizione di stabilità (10.476 abitanti al 2010, 10.479 abitanti al 2020). Tutti gli altri centri, che per la maggior parte sono piccoli comuni con meno di 2.000 abitanti (17 su 29), hanno perso popolazione registrando un tasso medio di variazione superiore al -11%. Per dare una misura dello spopolamento di queste terre si consideri che in media in ciascuno di questi 17 piccoli comuni risiedono oggi poco più di 1.300 abitanti (1.331 al 2020, per la precisione). Tra il 2010 e il 2020 nei 28 comuni che fanno parte dell’area studio TWIN (al netto di quanto accaduto a Castenovo ne’ Monti) si sono persi complessivamente 6.705 abitanti. In astratto è come se in dieci anni fossero spariti 5 piccoli comuni. Nei fatti, tante piccole frazioni hanno perso i loro ultimi abitanti.

Non solo spopolamento. Come spesso accade nei territori in cui la popolazione diminuisce in modo considerevole, l’abbandono si accompagna a un progressivo invecchiamento della popolazione che continua ad abitarli. Il 35% della popolazione residente ha più di 65 anni (dato 2020) e per ogni bambino/ragazzo con meno di 14 anni si contano 4,1 anziani, 4,6 nei piccoli comuni con meno di 2.000 abitanti.

Camminando tra queste montagne, il silenzio in cui versano le tante piccole frazioni che compongono i piccoli comuni rende percepibile il vuoto lasciato dallo spopolamento. Molte frazioni fino a qualche anno fa presidiate, ora vedono aprirsi qualche finestra solo temporaneamente in estate e durante qualche weekend.

Lo spopolamento è una ferita inferta a queste terre che si porta dietro tante conseguenze, di carattere sociale e di carattere ambientale. La bellezza dei paesaggi e dei tanti borghi che un tempo riempivano di vita le montagne rappresenta un’opportunità unica su cui ripensare il futuro di questo territorio. Un futuro che potrebbe essere riscritto a partire proprio dalle linee lente che lo attraversano e che potrebbero dare linfa a nuove economie a misura di queste terre e delle risorse che custodiscono, contribuendo ad invertire o quanto meno frenare il vortice dell’abbandono.

 

* I dati richiamati nel testo sono frutto di elaborazioni del gruppo di ricerca a partire da dati ISTAT.

 

Questo territorio in 10 anni ha perso oltre 6.700 abitanti (elaborazioni a partire da dati ISTAT).

 

I segni dell’abbandono emergono, quando ci si muove sul territorio alla scoperta dei suoi luoghi.