POESIA DEI LUOGHI ABBANDONATI: AZZURRA D’AGOSTINO

Gen 13, 2021 | Letteratura

La concezione del paesaggio che ispira il progetto TWIN non comprende soltanto luoghi “fisici” o edifici che si possono toccare, ma anche un insieme di saperi e tradizioni, di nomi e di racconti. Infatti, la cultura delle popolazioni che abitano un luogo contribuisce, nel tempo, a modificarlo e ad arricchirlo, sia dal lato simbolico sia dal quello materiale. Il racconto del paesaggio e il valore che le comunità gli conferiscono, in un certo senso, fanno già parte di esso: in una continuità che annoda rapporto col territorio, sviluppo degli insediamenti e – più in generale – costruzione dello spazio antropico e sociale. Per conoscere a fondo un territorio e per comunicarne le caratteristiche, dunque, è necessario mettersi anche sulle tracce dei modi in cui viene immaginato dalle comunità che via via lo abitano.

Per questo abbiamo deciso di dare spazio anche a una riflessione dedicata al “paesaggio culturale dell’area appenninica su cui lavora TWIN. Il primo post di questa serie è dedicato alla poetessa e animatrice culturale Azzurra D’Agostino, nata a Porretta Terme, nell’Appennino Tosco-Emiliano. Oltre ad aver pubblicato diversi libri di poesia, Azzurra D’Agostino si occupa anche di teatro e di letteratura per ragazzi, e gestisce un’associazione, SassiScritti (qui il sito), che dal 2011 organizza il festival L’importanza di essere piccoli, dedicato a diffondere musica e poesia nei piccoli borghi dell’appennino.

In un’intervista del 2019 Azzurra ha definito così l’obbiettivo del festival: «Osiamo proposte artistiche anche complesse e le destiniamo a un pubblico estremamente misto in luoghi semi abbandonati: da questa audacia scaturiscono incontri che a partire dalla cultura diventano elemento sociale, visione di una possibilità di stare insieme nel mondo».

Alla cura per i luoghi vittima dello spopolamento, nell’edizione 2020 del festival si è aggiunto anche l’attraversamento lento del paesaggio. Come si legge nella descrizione online, il festival si è trasformato in una specie di “atelier” itinerante, in cui creazione e fruizione delle opere artistiche (ad esempio letteratura, musica, fotografia) avviene durante un “cammino” condiviso all’interno del paesaggio:

SassiScritti ha deciso […] di focalizzare la sua ricerca sull’attraversamento del paesaggio per piccoli gruppi e contemporaneamente sulla produzione di pensiero e di opere uniche che avranno il formato di piccole antologie poetiche, ritratti e cortometraggi. […] Il pubblico vivrà quindi un’esperienza di viaggio a piedi, in cui l’incontro con gli artisti avverrà all’interno di tappe/accampamenti pensati come occasione di riflessione e scambio tra gli ospiti invitati a partecipare.

Il paesaggio antropico-naturale dell’Appennino torna anche nella poesia di Azzurra D’Agostino, che nel 2013 ha pubblicato un poemetto dal titolo Canti di un luogo abbandonato, dedicato proprio agli antichi ruderi dei borghi dell’appennino e al dramma culturale dello spopolamento (l’intero poemetto è leggibile online qui). L’autrice descrive così il progetto:

Il poemetto ‘Canti di un luogo abbandonato’ nasce dall’ascolto delle voci di un popolo e di una cultura che non ci sono più, ma che è ciò da cui veniamo. Nasce dall’incontro con i ruderi, con quelle che una volta erano case e che ora sono con violenza riprese dalla natura, abitate talvolta di nuovo – ma da animali e piante. Nasce dall’abbandono, dall’irrequietezza di anime che sembrano non trovare pace nel vedere il proprio mondo spopolato. Nasce da una domanda che il presente pone: chi è che se n’è andato per davvero? Perché affinché un luogo sia disabitato, occorre prima averlo saputo abitare. E oggi, che l’abitare sembra così difficile, quasi impossibile, questa è una indicazione preziosa.

In attesa di conoscere meglio quest’autrice e il suo modo di pensare e rappresentare il paesaggio dell’Appennino, proponiamo la lettura di due poesie:

 

Borgo di Chiapporato*

Tra i castagni dai fusti neri dentro
il solco di un’infanzia decisiva
sta una donna sola con il suo gregge.

Veniamo dopo i crolli delle stalle
veniamo dopo i morti i vasi vuoti
i solitari vespri che la sera
disacerbano il gelo della notte.
Veniamo in un tempo seppellito
nei cuori dei vecchi e dentro le rotte
di bestie che non sappiamo fiutare.

*Chiapporato è un piccolo borgo in mezzo al bosco sull’Appennino Tosco-Emiliano, raggiungibile solo a piedi, e che attualmente conta due abitanti: l’anziana donna di questa poesia e la sorella che vive con lei. [N.d.A, 2012]

Da Versi dell’abitare, in Poesia contemporanea. Undicesimo quaderno Italiano, Marcos y Marcos, 2012.

***

E ora che ce ne siamo andati e ora che se ne sono andati
tutti e il posto si direbbe deserto il luogo si direbbe di certo
inabitato lasciato ai muschi alle muffe se l’è ripreso la natura
se l’è ripreso il bosco questo posto tanto che chi ci passa per caso
chi butta dentro il naso dalla spaccatura solo buio vede e non crede
agli uomini all’usura dei piatti lavati a quelli che ci sono stati.
Ma. Pellicce sostituiscono capelli. Artigli che furono unghie.
Di pelle solo quella d’un serpente, l’ha cambiata, l’ha lasciata qui
e s’è seccata. Molti sono i modi del noi. E adesso ci siete voi, di mani
ci sono le vostre, ascoltate. Questa è la terra. Fatene quello che potete. Credete.

Da Canti di un luogo abbandonato, SassiScritti, 2013.